
I luoghi emotivi
Monica Poletti
architetto
architetto
Testo — Camilla Casadio
Fotografia — Angelo Ciccolo, Monica Poletti
INTERVIEW /
Interni sartoriali
fatti di artigianalità
Presentati.
Mi occupo di interior da sempre. Sono sempre stata appassionata di progettazione d’interni e in particolare di quella dedicata all’ospitalità. Quando ho iniziato c’erano grandi nomi in Romagna che progettavano i locali di tendenza, oppure c’era il fai-da-te, io mi sono inserita lì in mezzo.
Ti occupi di retail, ospitalità e residenziale, c’è un ambito che preferisci rispetto agli altri?
I progetti di ospitalità sono molto stimolanti, di ricerca. Il residenziale è un lavoro molto diverso, sartoriale, cucito sulle persone, sono percorsi più lunghi e impegnativi, di pazienza.
Che cosa ami del tuo lavoro?
Amo personalizzare. Lavoro con materiali realizzati su misura, mi piace disegnare. Il momento più bello è quello in cui cominci a pensare a funzione, estetica e materiali di finitura come ad un corpo unico. Poi ti affidi alle mani degli artigiani, un momento di squadra e condivisione.
Hai un riferimento in particolare a cui ti ispiri?
Il mio sguardo è sempre verso i designer del nord. In particolare mi piace Axel Vervoordt un designer che unisce interior e arte mettendo sempre un tocco evocativo e spirituale nei suoi lavori. Anche Piet Boon, architetto olandese che progetta residenze senza tempo, utilizzando le simmetrie. A volte il maestro non è una persona, può essere anche un luogo. Per me è l’Asia.

Monica Poletti è una interior designer. Il suo studio ha sede a Bagnacavallo, Ravenna.



Il progetto che sogni di realizzare.
Potrebbe essere un progetto legato all’ospitalità, quella informale. Un luogo intimo in cui cibo, cultura del buon vivere e condivisione trovino comodamente spazio. Una forma di convivio nuova, avvolta in una cornice semplice ma profondamente evocativa. Un buen retiro temporaneo.
Un indirizzo speciale nel tuo territorio.
Come gli i stilisti hanno la sartoria di fiducia io ho la mia falegnameria, un’azienda storica con cui lavoro da più di trent’anni, Artigiana Legno.
Un luogo che è stato fonte d’ispirazione.
L’Asia per me è stata una grande apertura dal punto vista della bellezza e mi ha permesso un coraggio progettuale che non avevo prima. Quella cura e ricerca di particolari che risuonano con la propria anima e la natura umana. Ho compreso l’importanza di creare luoghi emotivi.
Il ruolo del colore negli interni.
E’ il mio ingrediente primario. Una delle prime cose che faccio quando ho un progetto appena abbozzato è accompagnarlo da una palette colori. Non sono scindibili le due cose. Mi piace sperimentare i pigmenti naturali e minerali nel mio laboratorio e spesso realizzo io stessa i campioni, usando terre, calci e ossidi.

Un dettaglio, o un oggetto in particolare, che ami della tua casa.
Nella sua imperfezione, la mia cucina è un ambiente che mi rappresenta molto, realizzata con legni vecchissimi e di recupero. Una grande vetrata crea continuità con il portico ottocentesco e mi permette di osservare le vecchie pitture del muro esterno, che volutamente non ho ridipinto.
L’elemento che rende una casa accogliente.
Sicuramente la luce, la giusta illuminazione naturale e artificiale, l’equilibrio tra luce e ombra, chiaro e scuro, freddo e caldo. Questo è quanto crea più atmosfera in una casa, un ingrediente che può essere tanto delicato quanto energetico.
L’oggetto di design che sogni di acquistare.
Un’icona degli anni ’60/’70 ritrovata in un mercatino. Mi affascina pensare a chi l’ha acquistata in quegli anni e la vita che ha vissuto
Il tuo primo progetto.
Un’osteria al primo piano di un fabbricato in centro a Lugo, che era un granaio. Feci questo lavoro per un amico, recuperando tavoli e sedie in ogni dove, disegnando un banco seguendo i manuali delle botteghe dei primi del Novecento italiano. Fui pagata con una festa di compleanno.



La maggiore difficoltà che riscontri quotidianamente nel tuo lavoro.
Essere integri con se stessi. Ascoltarsi, fermarsi e riflettere. L’onestà intellettuale e progettuale, alla fine paga sempre.
L’oggetto senza il quale non riusciresti a vivere.
Il mio tappeto. E’ uno spazio intimo, neutro, dove posso sedermi a terra, allentare la pressione e collegarmi alla mia fonte creativa. Li sopra tengo libri da leggere e una lampada di Enzo Catellani che emana un riflesso di luce del giorno.
Esiste un piano B nella tua vita?
Ho dedicato tanto tempo al viaggio e alla conoscenza di altre culture, mi sono appassionata di yoga e meditazione, di studi di psicologia buddhista, di antiche tradizioni spirituali. Questo potrebbe essere un piano B.
Le idee migliori ti vengono di giorno o di notte.
Al risveglio. Dopo avere incamerato le informazioni e le richieste, di solito ci dormo sopra. Qualcuno dentro di me durante il sonno lavora e al mattino mi presenta delle soluzioni.