Percorsi casuali

Pier Luca Freschi
designer
Non ho un percorso predefinito. Tutto nasce da percezioni differenti, da situazioni casuali. È chiaro che tutte le esperienze che ho acquisito nell’arco degli anni mi portano a scremare tante possibilità, ma credo che l’esperienza solo a volte può essere un vantaggio.

Testo — Ines Ivkovic
Fotografia — Pier Luca Freschi

INTERVIEW /
PIER LUCA FRESCHI
INDUSTRIAL DESIGN

Il processo creativo che dà origine ai tuoi progetti?
Non ho un percorso predefinito. Tutto nasce da percezioni differenti, da situazioni casuali. È chiaro che tutte le esperienze che ho acquisito nell’arco degli anni mi portano a scremare tante possibilità, ma credo che l’esperienza solo a volte può essere un vantaggio. Insegno all’università una materia che si chiama Concept Planning, il concetto pianificato, l’idea ingegnerizzata, sul come prendere spunto da tutto ciò che ci circonda: dall’arte, dalla natura. Quindi direi che il mio è un metodo-non-metodo. Parto e mi indirizzo verso qualche cosa e poi ad un certo punto vedo una porta inaspettata e mi ci infilo. La casualità fa parte del mio percorso. Spesso trovo il flusso nel disegno libero.

Cosa ami in un interno domestico?
Io sono un designer funzionale. In una casa amo la cucina, anche se in realtà non amo cucinare. Ho disegnato molti accessori, set da té, da caffè, bollitori e piatti. Per la nascita della figlia di un carissimo amico ho progettato il set Frida: il piattino funge da vassoio, la tazzina si incastra, il rialzo aiuta una migliore presa.

Pier Luca Freschi è un designer, si occupa di innovazione del prodotto industriale. Vive e lavora a Imola ed è docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna.

Tazzina Khan
Frida, tazzina di caffè

Chi sono i tuoi maestri di riferimento?
Io rifletto molto sull’architettura, quella di oggi la trovo sguaiata, è d’impatto e ti arriva addosso. Apprezzo invece i lavori di Renzo Piano che spesso lavora con la leggerezza e il Razionalisimo, in generale, mi commuove per le linee pulite. Un altro riferimento importante è sicuramente Angelo Mangiarotti.

I designer contemporanei che stimi di più?
Ammiro il designer giapponese Isao Hosoe che ha disegnato la lampada Hebi, prodotta da Valenti, e Giancarlo Piretti che ha disegnato la sedia Plia per Castelli. A lui sono legato da una lunga amicizia, è una persona che dice sempre le cose giuste e non è mai sopra le righe.

Che equilibrio deve esserci tra la parte funzionale e quella estetica in un oggetto?
Un buon prodotto da un punto di vista del design deve avere una parte funzionale prominente. Un oggetto ben pensato non deve essere solo una forma. Riesco sempre a trovare un legame istintivo tra le due componenti.

Lo scoglio più grande che hai incontrato nel tuo percorso di designer?
La parte più difficile è sempre quella di far capire al cliente il valore di un progetto.

Un traguardo futuro?
Il traguardo l’ho già ottenuto, sto facendo un mestiere che mi piace, tra alti e bassi, è sempre un lusso. Mi piace lavorare con i giovani, insegnare, aiutarli a capire che il design può essere un veicolo di vita e di cultura.

Il tuo progetto a cui sei più legato?
Sicuramento il carrello da spesa che mi ha fatto partire, è legato alla persona che mi ha dato questa possibilità, Roberto Rivi. E poi Zephir, l’elicottero che ho progettato per un’azienda romagnola. — www.freschidesign.com

Elicottero Zephir

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