
Progetto benessere
Architettura
Piraccini+Potente
Piraccini+Potente
Testo — Camilla Casadio
Fotografia — Angelo Ciccolo, Architettura Piraccini+Potente
ARCHITALES /
ARCHITETTURA
PIRACCINI+POTENTE
Siete un riferimento nel panorama nazionale dell’architettura sostenibile, e ovviamente, abitate una casa passiva, quali sono i vantaggi nella quotidianità vissuta all’interno di una casa come la vostra?
Il principale vantaggio è la salubrità dell’ambiente indoor. Grazie ad un impianto di ventilazione meccanica controllata, l’aria all’interno della casa è sempre ossigenata e pulita, oltre ad avere una temperatura ottimale e omogena in tutti gli spazi, senza zone di discomfort termico anche nei punti più sfavorevoli.
Ci sono tecniche costruttive tradizionali che avete riscoperto nel vostro metodo di progettazione?
Prima della diffusione degli impianti di riscaldamento e raffrescamento le architetture si fondavano su concetti bioclimatici. Le case coloniche della nostra zona, per esempio, venivano sempre costruite con un’attenzione all’esposizione solare, con grandi portici rivolti a sud e le stalle costruite al piano terra per riscaldare i piani superiori. Anche noi cerchiamo di applicare questi concetti tradizionali ai nostri progetti creando involucri sostenibili con il minor fabbisogno energetico possibile, esattamente come si faceva un tempo.



A che ora vi piace arrivare alla scrivania?
Passiamo molte ore in studio ma nessuno arriva prima delle 9.30.
I vostri progetti ispirano un atteggiamento rilassato nei confronti della vita. La casa e lo studio nello stesso spazio, la casa che si rifornisce da sola… Qual è l’origine di questo approccio?
Ogni progetto per noi è come la realizzazione di un abito costruito su misura per il cliente. Nel progetto della nostra casa i clienti ovviamente eravamo noi e questa casa riflette il nostro personale modo di concepire il lavoro e l’abitare.
Le decisioni difficili sono meglio prese da una o due persone?
Sempre da due persone. Tra di noi, come con i nostri collaboratori, c’è un confronto continuo sulle decisioni da prendere, a volte anche un confronto acceso, ma siamo certi che questo non fa che rendere migliore ogni progetto. A volte basta un’idea, altre volte mesi di rielaborazioni, ma non presentiamo un progetto al cliente se non siamo tutti soddisfatti ed orgogliosi del risultato.
A chi vi rivolgete per i consigli?
Ai tecnici specializzati, ma non sempre ci sono, perché spesso ci troviamo a trattare materie ancora inesplorate o poco conosciute e quindi a sperimentare in prima persona.
Seguendovi sui social e visitando il vostro sito si vedono spesso schizzi a mano libera di progetti in evoluzione, come comincia il vostro processo creativo?
Usiamo diversi strumenti insieme. Stefano si esprime spesso con gli schizzi a mano libera, i nostri collaboratori lavorano molto con i software tridimensionali e da un po’ di tempo è arrivata in studio una stampante 3D che è utilissima per lo studio delle volumetrie e per avere un riscontro immediato e tangibile delle proporzioni.
Quale è la parte più difficile del vostro mestiere?
Inizialmente è stato dover convincere i clienti a seguirci in questa nuova direzione che per loro era una grande incognita. Ma ora che abbiamo ottenuto diversi riscontri e riconoscimenti, sono i clienti a scegliere il nostro studio perché desiderano un progetto sostenibile e si riconoscono nel nostro modo di concepire l’architettura.
Come si riflette la cultura nordica nella vostra progettazione architettonica?
Nella definizione dell’involucro e della morfologia esterna dell’edificio. Le forme essenziali, la predominanza di colori scuri, le grandi vetrate, sono tutti elementi che rimandano all’architettura nordeuropea e che, con opportuni sistemi tecnologici, possono essere adeguati al nostro clima.



Se poteste risolvere una cosa dell’architettura di oggi, quale sarebbe?
Tutta la parte normativa e burocratica. La maggior parte dei nostri progetti nascono dal recupero di edifici esistenti demoliti e ricostruiti a parità di volume, e purtroppo le tempistiche per l’approvazione del progetto definitivo sono gran parte del tempo che un progetto ci richiede.
Dove si trovano i vostri progetti nel mondo?
Sono principalmente a Cesena e sparsi per la Romagna, ma in futuro speriamo di vederli anche molto più lontano.
Dalla larga scala a quella piccola, vi occupate di progetti urbani come dei dettagli di finitura negli interni, l’approccio è lo stesso?
Sì, il metodo progettuale è lo stesso e il fine è sempre quello di creare un progetto compiuto e comunicativo di architettura.
Siete grandi viaggiatori, in che modo i viaggi che fate influenzano il vostro lavoro?
Quando viaggiamo cerchiamo sempre di indagare e approfondire le architetture tradizionali locali. Quando qualcosa ci colpisce diventa fonte d’ispirazione che cerchiamo di reinterpretare e applicare ai nostri progetti. — piraccinipotentearchitettura.com